Archivio mensile:luglio 2012

Le paste di meliga

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Sono lì, appena sfornati, frutto di molteplici consigli raccolti a destra e a manca. Sembrano i biscotti  più facili del mondo, nella loro tranquilla rotondità, e lo sono, ma bisogna stare attenti negli ingredienti e nelle dosi. Esistono poi numerose piccole varianti. Questa è la nostra.

Dunque occorrono 300 grammi di farina per dolci, 300 grammi di farina fumetto (lo so che non si trova facilmente , ma è indispensabile; in ogni caso  date un’occhiata qui) 125 grammi di margarina e 125 grammi di burro (quindi metà e metà, anche se esistono diverse scuole di pensiero a favore dell’utilizzo della sola margarina), 200 grammi di zucchero, una bustina di leivito, una fialetta aroma di limone, 5 uova.

Si mescolano le farine, con il burro e la margarina a pezzetti, si aggiungono  lo zucchero ed il lievito.  A parte si sbattono le uova con la fialetta al limone e  si uniscono al precedente composto. Risulta una pasta sabbiata che va lasciata riposare in frigo per mezz’ora coperta da un foglio di pellicola trasparente.

Si travasa il tutto in un sac à poche e si preme con movimento circolare su una teglia rivestita di carta forno . In forno a 180° per 20 minuti, ma bisogna sorvegliare. Con le dosi sopra indicate si ottengono 4 teglie grandi di paste.

Provare per credere. Alla prossima . T

Mercatini

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Ovvero: attrezziamoci al meglio.

Il cartello era chiaro, ma era giorno di festa e allora per le vie del paesino cuneese si teneva l’ennesimo mercatino estivo.
Lungi da me entrare nella disputa mercatino sì/mercatino no; vorrei porre solo una domanda: e se questi benedetti mercatini (infatti si chiamano così e non mercati)  fossero veramente una mostra di lavoretti artigianali, opere dell’ingegno e della manualità  e non i soliti banchetti di magliette, ombrelli e occhiali di plastica?

E ritorno all’inizio, cioè: facciamo qualcosa, o meglio costruiamo qualcosa, per esporre nel miglior modo possibile la nostra produzione, modesta quanto si vuole, ma  fatta con le nostre mani e con  tanto, tanto impegno.

A noi in famiglia piace lavorare il legno: siamo partiti piano piano, con semplici trabiccoli;  poco alla volta i progetti sono diventati più ambiziosi e – forse – anche più utili. Per le esposizioni questi sono stati i risultati: un porta-collane e un porta-orecchini/pendenti. Per il porta-bracciali  non è stato necessario un gran lavoro: è bastato rifasciare con del velluto dei tubi di plastica, recuperati dagli scarti di una tipografia.

                                          

  

e così risultava la composizione finale:

 

 Alla prossima. T

I grissini di Vittorio

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Nel blogroll in basso a destra (che tra un po’ diventerà “blog che seguo“)  è segnato il link a Vivalafocaccia.com.  Basta un gesto, un clic, e si entra in un mondo fatto di farina, lievito, mani che lavorano la pasta, che la stendono, che la accarezzano…e che alla fine sfornano pani, panini, focacce, pizze.  Quelle mani appartengono ad un vivace signore dalla cadenza piacevolmente genovese, ma che vive dall’altra parte dell’oceano, in America e da lì rispolvera l’arte bianca della sua famiglia, tra un ricordo personale e una cottura nel forno..

Ho voluto iniziare con i grissini, perchè… mi sembravano impossibili: ai miei occhi i grissini hanno sempre rappresentato  la manualità del panettiere, improponibile nelle nostre normali cucine. E invece…eccoli qui, venuti perfetti fin dalla prima volta. Aggiungo solo una cosa: ho seguito alla lettera le parole di Vittorio, ho cercato disperatamente il malto e l’ho trovato in un negozio di prodotti bio, Naturasì,  ho comprato il semolino per ripassarli prima di metterli in forno, mentre ho scoperto che da tempo, senza saperlo,  le mie mani compivano un gesto che serve a dare forza alla pasta. Che dentro di me ci sia un’anima da fornaia?

Un abbraccio – infarinato – a Patrizia P.

Limoncino

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Oggi fa troppo caldo e non ho voglia di lavorare con le perline. Meglio rinfrescarsi con una ricetta da bere.

Eccola. Anche in questo caso non ricordo chi me l’abbia passata…

Occorrono un chilo di limoni (o aranci o mandarini o misto di agrumi), un litro (ahinoi)  di alcool da liquore,  un litro d’acqua e 700 grammi di zucchero.

Pelare i limoni (o gli aranci) facendo attenzione a non lasciare la parte bianca (albedo??). Mettere le bucce  in infusione nell’alcool per 2o giorni, scuotendo giornalmente il contenitore: passato questo tempo l’alcool avrà preso colore. Togliere le bucce colando il liquido.

Far bollire l’acqua, sciogliervi dentro lo zucchero mescolando con un cucchiaio e senza far bollire. Lasciare raffreddare. Unire l’alcool aromatizzato ed imbottigliare.

Per le ETICHETTE sui vasetti o sulle bottiglie consiglio caldamente di guardare qui.

Buona digestione! T

Cedro candito

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L’ho fatto poche volte perchè non è facile reperire la materia prima, il cedro, almeno per me. Ma viene una squisitezza, da leccarsi le dita.

 Non ricordo da chi ho avuto la ricetta….o meglio non conosco l’esatta provenienza.

Aprire in due parti il cedro nel senso della lunghezza ed eliminare le parti succose
Forare in più punti la scorza con uno stuzzicadenti o un grosso ago da lana
Mettere in acqua fredda e far bollire per 15 minuti  e fare raffreddare
Mettere il cedro a bagno per 3 giorni in acqua fredda cambiandola spesso e continuare a bucherellare
Preparare uno sciroppo con un litro d’acqua e 750 gr di zucchero
Aggiungere il cedro, mettere il tutto sul fuoco e  far sobbollire per 15 minuti
Far raffreddare fuori dal fuoco
Ripetere l’operazione 3 volte al  giorno per 3 giorni
Preparare un  nuovo sciroppo con un litro d’acqua e 1250 grammi di zucchero
Ripetere le stesse operazioni come sopra fino a quando  lo sciroppo da freddo non forma in superficie uno strato di glassa.

 

Per le ETICHETTE sui vasetti o sulle bottiglie consiglio caldamente di guardare qui.

Alla prossima. T